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    Raccomandata, preferisco un pugno allo stomaco

    Come l'inefficenza delle poste viene riversata sui cittadini

    di Fabio D'Anna

    Ore 9:40 del 6 agosto 2014 il display mostra il numero 80 e il mio biglietto è il numero 167, questa è la terza volta che vengo all'ufficio inesitate della posta, per ritirare una raccomandata che ho avuto la fortuna di trovare nella mia cassetta della posta. Le volte precedenti ho dovuto rinunciare, questa volta non ho alternative, devo aspettare.

    Per fortuna in questo ufficio ci sono delle sedie dove potersi sedere, altri uffici sono completamente sprovvisti. Gli impiegati sono pochi ma sembrano abbastanza solerti, tuttavia per alcuni utenti la procedura è lunga quindi capita di aspettare anche 10 minuti prima di veder cambiare il numero sul display eliminacode. Meno male che ci sono molti esasperati che rinunciano altrimenti non riuscirei mai a farcela, un cartello minaccioso dice che si chiudono le operazioni alle 14:00 anche in presenza di pubblico in sala.

    In sala al momento ci sono "soltanto" una cinquantina di persone, alcuni sono provvisti di un libro da leggere altri giocano con il cellulare, io ammazzo il tempo scrivendo questo articolo. Durante l'attesa una signora mostra una strana serenità mentre racconta di aver visto il postino mettere l'avviso di raccomandata senza neanche aver tentato di citofonare al destinatario. Una volta i postini erano incentivati ad una maggiore pignoleria nel cercare il destinatario altrimenti sarebbero comunque stati costretti a compilare manualmente  il noiso avviso, oggi questo viene prodotto con pochi click, fai prima a recapitare in cassetta l'avviso che a consegnare la raccomandata all'interessato.

    Questi nuovi lunghissimi avvisi sono molto perentori: Le rammentiamo che l'invio rimarrà in giacenza gratuita per i primi 10 giorni lavorativi, ...decorsi i quali per il ritiro dell'invio, Le sarà richiesto una tantum di 0,52 Euro a titolo di corrispettivo di giacenza. Perché devo pagare lo spazio occupato da una lettera di pochi centimetri?

    Perché mai nessuno mi risarcisce del tempo che ho trascorso nella mia forzosa giacenza all'ufficio postale? Il mio tempo vale forse meno di alcuni fogli di carta?

    Mi consegna la raccomandata un postino, ad agosto probabilmente sostituisce un collega, mi conferma che quando distribuisce per strada le raccomandate se non riescono ad eseguire tutto il lavoro in tempo devono proseguire il loro turno, pensai tra me può essere questo il motivo per cui tendono a non perder troppo tempo?

    Ho chiesto provocatoriamente: anche se sono venuto entro i 10 giorni previsti ma ho dovuto rinunciare per via della lunga coda devo pagare lo stesso? Ovviamente ho pagato i 52 centesimi previsti. Pur di uscire da li non ho fatto poi così tanto caso al resto. Riesco ad uscire alle 12:30 circa, mi ritengo molto fortunato mentre volto un ultimo sguardo a quella settantina di persone rimaste ancora in attesa.

    Apro allora la lettera raccomandata, guarda caso sono proprio le poste a scrivermi, purtroppo sono anche titolare di un conto corrente, si tratta di un avviso che avevo già letto via email, che mi invitava a trasmettere dei dati (che avevo già trasmesso) entro il termine perentorio del 12 luglio, l'avviso di raccomandata però era arrivato il 17 luglio.

    Ho perso quindi mezza giornata della mia vita del tutto inutilmente per colpa di Poste italiane alle quali ho pure pagato il servizio con 52 centesimi, avrei preferito lavorare un giorno in più che regalare parte delle mie ferie a loro.

    Utente: DANNA

    Pubblico
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    del 08/08/2014

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