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Finanza

  • Liberalizziamo la cultura dei fondi europei

    Liberalizziamo la cultura dei fondi europei

    La visione miope di una classe dirigente accentra, il saggio diffonde

    di Fabio D'Anna
    Non è un mistero per nessuno che le risorse dei comuni negli ultimi anni sono state ridotte all'essenziale, i fondi provenienti dalla Stato e dalla Regione non sono molti è sono appena sufficienti per l'ordinaria amministrazione, in molti casi i comuni sono sull'orlo del collasso finanziario. Quel poco di innovativo si è spesso potuto fare  grazie ai fondi della Comunità Europea. Non siamo contenti di un sistema che accentra sempre di più le risorse economiche togliendo potere decisionale ai territori di prossimità anche se, bisogna ammetterlo, un sistema opposto con più risorse disponibili a pioggia ha prodotto comunque risultati pessimi. In ogni caso dobbiamo confrontarci con la realtà che viviamo ed è compito dell'amministrazione locale tentare di trovare più risorse possibili da investire nel territorio. Le risorse straordinarie si possono trovare solo sfruttando al meglio i fondi della comunità europea.

    Il sistema europeo permette di ricevere fondi sulla base di progetti che vengono presentati dai vari attori: imprese, associazioni, comuni, enti pubblici, ecc. Per ricevere i finanziamenti è indispensabile presentare dei progetti ben corredati e strutturati, nel tempo si sono formate professionalità esperte in tale tipo di progettazione. Noto con dispiacere che coloro i quali hanno competenza sulla materia custodiscono gelosamente il loro sapere, in effetti tale sapere può essere considerato prezioso. Molti ambienti temono la concorrenza, in effetti per quanto sostanziosi siano i fondi europei, più sono i progetti che vengono presentati minori sono le probabilità di ottenere il finanziamento. Questo atteggiamento è tollerabile da un visione privatistica ed egoista, tipica dei nostri tempi, in cui ognuno pensa prima a se stesso.

    La valorazzazione del bene comune imporrebbe invece una diversa e strategica condivisione del sapere, la diffusione di informazioni e competenze è un onere di cui ogni buona amministrazione comunale dovrebbe farsi carico, non si può affidarsi alla spontanea iniziativa privata. Se il territorio, in ogni sua compenente, riesce a sfruttare al meglio le competenze per attirare fondi si riesce anche ad attivare quei processi virtuosi di crescita e di sviluppo a beneficio di tutta la comunità. I comuni non solo devono cercare di partecipare essi stessi ai bandi della comunità europea cercando di spendere in modo oculato e produttivo ma devono anche farsi promotori di una capillare formazione ai soggetti privati del proprio comune. Alimentare una sana concorrenza allo sviluppo della progettualità e imprenditorialità locale.

    Possibilità ne esistono molte, i fondi della comunità europea svariano in diversi ambiti:
    -Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) – sviluppo regionale e urbano
    -Fondo sociale europeo (FES) – inclusione sociale e buon governo
    -Fondo di coesione (FC) – convergenza economica delle regioni meno sviluppate
    -Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale(FEASR)
    -Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).
    Esistono inoltre fondi dedicati alle piccole imprese, organizzazioni non governative, giovani, ricercatori, agricoltori.
    Non mancano spesso i fondi ma la capacità progettuale, una buona idea può venire a chiunque, è bene che tutti siano messi in grado, avuta l'idea, di metterla in pratica.

    Amministrative 2017

    Utente: DANNA

    Pubblico
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    del 23/03/2017

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